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Pranayama, la respirazione

il respiroPer gli antichi Greci la Psyché era l’anima ed il respiro, il soffio vitale che dona al corpo l’Anima e la Mente. Secondo Platone l’etimologia di questo termine deriva dal verbo anapneîn, cioè respirare. Psyché significa anche farfalla, simbolo della leggerezza dello Spirito vitale, della sua bellezza e anche della sua fragilità e brevità, dell’impermanenza della vita e di tutte le cose nel loro divenire (il concetto di anitya nelle dottrine buddhiste).
Il termine sanscrito Ātman, presente nei Veda, significa anch’esso soffio vitale, essenza, viene inteso sia come Anima individuale, il Sé, sia come Anima universale nella sua corrispondenza con Brahman, indicando l'immanenza del divino che pervade ogni essere vivente nell'unità cosmica.
Il termine latino Anima deriva dal greco Ánemos, cioè vento, soffio, o anche appunto respiro. Animale è ogni organismo dotato di sensi e capace di muoversi, attributi propri dell’Anima appunto.

Respirare è fondamentale per qualsiasi attività che svolgiamo perché stimola il corpo a lavorare meglio esercitando così un effetto profondo sul nostro benessere generale. I nostri stati mentali ed emotivi sono infatti rispecchiati dal modo in cui respiriamo: un corpo calmo è un corpo che respira regolarmente, una respirazione piena e profonda indica una situazione di equilibrio, i movimenti lenti dei muscoli che partecipano alla respirazione svolgono un’azione calmante (grazie anche all'attivazione del sistema nervoso parasimpatico durante l'espirazione) e favoriscono la capacità di concentrazione.
La preoccupazione, l'ansia, la paura, l'angoscia, la rabbia o sensazioni di dolore che in generale causano uno stress, alterano il ritmo e l'efficacia respiratoria innescando un circolo vizioso che si ripercuote sul corpo anche a livello fisiologico. Allo stesso modo una respirazione non corretta, irregolare, difficoltosa o con un apporto di ossigeno alterato (anche da fattori ambientali come l'inquinamento) ha ripercussioni sugli stati emotivi e mentali

Col modo di respirare si comunicano (anche inconsciamente) particolari stati d'animo: ad esempio quando si trattiene il fiato per la tensione in una situazione di suspense, quando si emette aria in modo forte e improvviso contestualmente a una vocalizzazione (il grido) per paura o per caricarsi di energia, quando si sbuffa o si fa un sospiro di sollievo dopo una situazione di tensione ecc

Nel testo Yogasutra del filosofo indiano Patañjali il Pranayama è il quarto stadio dello Yoga: gli stadi sono

  • Yama (astinenze, regole di comportamento),
  • Niyama (osservanze, discipline), Asana (posizioni fisiche, posture),
  • Pranayama (controllo della respirazione e dell'energia vitale),
  • Pratyahara (controllo dei sensi, astrazione dal mondo),
  • Dharana (concentrazione, fissare la coscienza su qualcosa),
  • Dhyana (meditazione, contemplazione lucida profonda),
  • Samadhi (congiunzione con l'oggetto della meditazione, beatitudine).

Pranayama e Pratyahara, sono le ricerche interiori (antaranga sadhana) che insegnano come controllare la respirazione e la mente, diventano quindi il veicolo per affrancarsi dalla dipendenza dei sensi dai loro oggetti del desiderio e dall'attaccamento (e quindi dalla sofferenza causata da esso).
Pranayama è dunque l’arte di inspirare, espirare e trattenere il respiro. Prana è l’Energia che pervade l’Universo e tutte le sue manifestazioni e significa anche Respiro vitale, Spirito, potenza e Ayana vuol dire lunghezza, estensione, distanza misurata, controllo.
Attraverso il Pranayama controlliamo ed estendiamo il respiro e l’assorbimento del Prana e possiamo così influenzare consapevolmente i nostri stati energetici, fisici e psichici.


Il Pranayama ha quattro momenti:

  • inspirazione (puraka)
  • pausa respiratoria dopo l'inspirazione, apnea piena (antara kumbhaka)
  • espirazione (rechaka)
  • pausa respiratoria dopo l'espirazione, apnea vuota (bahya kumbhaka)

La pratica dei diversi tipi di Pranayama, che possono essere profondi, lenti, ritmici, accelerati, purificanti ed energizzanti ecc., rafforza e rende più efficiente il sistema respiratorio e di conseguenza tutto l'organismo, calma il sistema nervoso e riduce l'attaccamento, riporta la consapevolezza nel presente, la mente si libera e riesce a concentrarsi. In questo modo possiamo anche agire sull'emotività che influisce appunto sul ritmo e sulla profondità del respiro con tutte le conseguenze fisiologiche, psicologiche e anche relazionali negative che portano fino alla patologia.

L'educazione alla respirazione è un mezzo unico per connetterci con la Natura e con noi stessi nel qui e ora, per controllare e modulare i nostri stati energetici ed emotivi e quindi relazionarci in modo sano con chi abbiamo di fronte partendo da una base consapevole e neutra e invitandolo grazie all'azione inconscia dei neuroni specchio a fare lo stesso.

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