Oggi l’equitazione è ancora prevalentemente tradizionalista nelle diverse discipline nonostante il senso comune negli ultimissimi anni stia portando al rifiuto delle pratiche più coercitive (anche violente, si pensi all’uso di imboccature dolorose, agli speroni o all’uso del frustino che sono comunque accettati ma almeno non nelle forme ritenute “accanimento” che nelle gare portano alla squalifica del cavaliere), resta ancora molta inconsapevolezza e molta dissociazione rispetto alla realtà del nostro comportamento con questi animali (come con tutti gli altri animali… e spesso anche con gli umani). Stanno tuttavia emergendo delle realtà dove l’etica e l’etologia diventano basi primarie per la relazione e l’attività con il cavallo. Oggi infatti in generale la sensibilità per l’Ambiente sta aumentando, anche a causa dell’urgenza di un cambio di atteggiamento per la crisi del nostro habitat. Aumenta la consapevolezza dell’importanza dell’equilibrio naturale e quindi di ognuna delle sue incredibili manifestazioni strettamente connesse fra loro e al suo trasformarsi, una delle quali sono i cavalli e un'altra siamo noi esseri umani
Noi sovrapponiamo alla nostra natura strutture culturali, storiche, sociali, psicologiche, religiose ecc. ma spesso cerchiamo e troviamo un benessere profondo oltre tutte queste sovrastrutture artificiali: a contatto con le nostre radici ancestrali, in mezzo alla Natura appunto di cui siamo parte e dove “l’altro da noi” è alla nostra stessa stregua parte di essa. Quando vediamo questo incredibile quadro, che dall’elemento più microscopico a quello più macroscopico si compone nell’Esistente (che nonostante i progressi della nostra conoscenza resta per lo più un mistero) cambia la nostra percezione dell’altro e per alcuni anche la percezione del nostro ruolo in questo disegno. Gli esseri umani si sono sempre considerati superiori, legittimati a manipolare la realtà secondo i loro fini, una realtà fatta di cose inanimate e animate. Questi fini non sono più subordinati alla mera sopravvivenza ma nemmeno al benessere della specie, come è ormai evidente con la distruzione del nostro habitat e con l’infelicità dilagante. Molte persone non accettano più questo atteggiamento, si sono liberate dalla dissociazione imposta dal sistema e non riescono più a concepire la crudeltà contro gli animali e l’assurdità dello sfruttamento della Natura e attraverso le loro scelte stanno creando una bolla di Umanità che piano si sta espandendo. È così che improvvisamente ci siamo trovati davanti agli animali e per la prima volta diffusamente li abbiamo visti veramente: grazie all’empatia e alla conoscenza è diventato più facile immedesimarsi nell’idea di come ad esempio i mammiferi come noi siano stati forgiati dall’evoluzione con la capacità di avere paura di morire e soffrire e di proteggere la propria vita, di avere affetti e di proteggere i propri affetti, di come siano portati ad essere curiosi e prudenti, a scrutare l’altro per capire chi sia e se temerlo, ma anche a giocare e provare gioia, di come si pongano in relazione e comunichino spesso anche interspecie in modo efficace e complesso.
Gli animali che hanno vissuto più a stretto contatto con gli umani hanno fatto da precursori, a cominciare da cani e gatti: è infatti impensabile oggi in Occidente allevare queste specie a scopo alimentare e la violenza su di essi ha scatenato un’indignazione tale da renderla perseguita dalla legge. I cavalli (attualmente allevati anche a scopo alimentare, il che divide anche chi mangia normalmente carne fra favorevoli e non) sono quell’anello fra animale domestico e semi selvatico che ci dà l’opportunità di mettere da parte il nostro ego e accettare che non necessariamente un animale per essere rispettato debba viverci in casa e che non necessariamente si deve relazionare con noi come ce l’aspettiamo. Le nostre aspettative devono essere basate sull’etica e sull’etologia di questo specifico animale visto che siamo noi, in teoria più intelligenti, che dobbiamo fare lo sforzo di capirlo e magari di essere grati di ciò che la relazione con lui può portare, ovvero sempre conoscenza, anche se fosse attraverso la sola e pura osservazione.
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