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Comunicazione interspecie

I cavalli come tutti gli altri (umani compresi) sono animali curiosi. Questa caratteristica è uno strumento dell'evoluzione che ci spinge a esplorare e imparare cose nuove. La relazione con l'altro è forse la forma di curiosità più proficua in questo senso perchè possiamo attingere direttamente dal suo bagaglio di conoscenza. Qui nasce una delle motivazioni alla relazione interspecie, la nostra fortuna (purtroppo spesso ignorata) è poter avere  consapevolezza di quanta ricchezza porti nella nostra vita.

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La motivazione a una relazione efficiente nel mondo animale porta a dinamiche di equilibrio fra osservazione, ascolto e comunicazione, basandosi quasi interamente sul linguaggio non verbale.

Il cavallo risponde al dialogo del nostro corpo (dalla distanza, alla postura, all’energia che lo sostiene, all’espressione del nostro volto ecc.) e al tono della nostra voce mentre solo “poche” parole possono essere associate a un senso, tutto il resto appunto è un flusso silenzioso di espressione corporea.

30726642 10155667843154037 8357276295180058624 nPossiamo spogliarci e parlare il linguaggio ancestrale spontaneo del mondo dei mammiferi (re)imparando dai cavalli. Dobbiamo imparare a vedere ciò che guardiamo.
Osservandoli e ascoltandoli veramente, e cioè senza riporre le nostre aspettative in essi, i cavalli ci aiutano indirettamente a lasciare andare la mente e vivere nel qui e ora in modo spontaneo, istintivo, nel flusso del presente, vivendolo con consapevolezza in ogni istante.
Con la loro intelligenza immediata e spontanea ci ispirano a cambiare prospettiva, a educare la mente a intervenire solo nel modo necessario, riportando quello che abbiamo imparato anche nelle situazioni al di fuori del contesto specifico, nella nostra quotidianità dove possiamo continuare a fluire in modo efficiente e più consapevole, magari rivedendo o ribadendo le nostre scelte. Ci ispirano a vivere in generale in modo più intenso il nostro incarnato straordinario nel suo straordinario habitat.
Ci insegnano il loro linguaggio che gli ultimi studi stanno sempre più approfonditamente codificando.
Dall’altra parte noi possiamo insegnare un vocabolario fatto di gesti, segnali del corpo, colore della voce ecc. che dia loro strumenti di relazione con noi e con questo mondo antropomorfo in modo che possiamo sempre interagire in modo biunivoco facendoci reciprocamente delle domande, anche se alla fine siamo sempre noi che decidiamo.
Possiamo guidarli nella conoscenza di parte del mondo artificiale per subirne il meno possibile i traumi (molti oggetti per noi scontati come ad esempio ombrelli e sacchetti per loro possono essere inizialmente temuti quindi li possiamo guidare nella loro esplorazione e conoscenza perché acquisiscano le competenze di riconoscimento via via più articolate) e goderne i vantaggi (ovvero soprattutto mantenere uno stato di serenità).
Con la coerenza e la consapevolezza possiamo permettergli di capire il nostro stato d’animo dal nostro modo di parlare, il tono, il volume, il colore della voce, la velocità della parlata: se siamo spontanei, trasparenti e onesti con noi stessi il nostro modo di esprimerci diventerà congruo e il cavallo potrà imparare a capire quando siamo veramente sereni, quando qualcosa ci agita, quando siamo arrabbiati ecc.

cocoriteMi viene sempre in mente l’immagine delle cocorite che borbottano fra di loro tutto il giorno nel loro modo caratteristico e mi immagino sempre che noi per i cavalli siamo come le cocorite: quando siamo in due (e a volte anche quando siamo da soli con loro) abbiamo questa continua parlantina senza senso dal suo punto di vista, una continua e buffa chiacchiera.
Quello dei cavalli è un esprimersi per lo più silenzioso: ad esempio l’espressione degli occhi ci dice qualcosa dello stato d’animo, se è rilassato e sereno e anche se apprezza o meno quello che sta succedendo durante la relazione con noi. Ci indica se c’è qualcosa che attira la sua attenzione o lo preoccupa o spaventa, ci parla del suo passato come quei cavalli che hanno sempre l'espressione preoccupata. La posizione delle orecchie ci dice a cosa stia prestando attenzione e l'emozione con cui lo sta facendo: un ascolto disinteressato con le orecchie “ad aeroplanino", una risposta a un’attenzione richiesta dall’interazione con l’altro con l’orecchio più vicino o entrambi rivolti a quest’ultimo, ci dice quanto è coinvolto in questa relazione con il livello e tempo di attenzione. Mostra in modo chiaro quando “chiude” appiattendo le orecchie alla testa per “non sentire ragioni” e mostrare ostilità

comunicazione03Tutti gli elementi espressivi del volto del cavallo concorrono a comunicare momento per momento cosa gli stia passando per la testa e come si senta creando un quadro complessivo. Assieme al volto c’è la posizione del corpo rispetto all’interlocutore, l’energia, la vicinanza, la direzione, il contatto nelle sue diverse modalità ecc.: una serie di elementi che formano il momento comunicativo del cavallo. L’impressione a un certo punto è che ci si legga nelle intenzioni.

La comunicazione può diventare richiesta, ad esempio si pensi all’herding e allo snaking: l’atteggiamento del cavallo che vuole spingere l’altro in una certa direzione, è lo stesso che gli viene richiesto nella prova del cutting quando isola e conduce il vitello, come un cane da pastore con le sue pecore. Noi possiamo imparare a usare il nostro corpo per chiedergli di andare in una certa direzione, di girare, di fermarsi, di venire da noi. N.b: come già specificato c'è una differenza tra chiedere e obbligare e dipende sempre dai contesti e dalle intenzioni: fermo restando che il cavallo è per la maggiore costretto a vivere in contesti antropomorfi e quindi a relazionarsi con noi non è detto che obbligarlo a fare qualcosa sia coercizione sadica, ad esempio se devo allenarlo posso tentare di coinvolgerlo in un gioco di movimento ma la ginnastica è obbligatorio farla per tutti (anche per noi in teoria) e ci sono specifici movimenti da fare perché sia equilibrata e per avere un corpo sano. Se il cavallo non ne ha voglia purtroppo per lui gli toccherà assecondarci esattamente come siamo stati educati noi da bambini quando non avevamo voglia di fare i compiti o ginnastica o la doccia: fermezza, dolcezza e, sempre con amore, “passi lunghi e ben distesi” come diceva mia madre.

 
  CAVALLI 
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