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Filosofia da paddock

Riflessioni per gente di cavalli e non...

La vita nel paddock come il sabato del villaggio, un blog per condividere riflessioni fatte stando in mezzo ai cavalli, guardandoli dalla sedia altalena con le porte finestre aperte e il vento che muove le tende nelle giornate primaverili, o chiusa dentro attraverso i vetri e la stufa che scricchiola nelle nebbie dell’inverno e nei gelidi mattini, ma soprattutto nel quotidiano pulire i paddock nella ormai nota “meditazione cacca zen”, dove la ritualità di un gesto e la natura della sostanza lascia la Mente libera di vagare nei pensieri della giornata e di ricollegarsi al mondo umano, alle sue meraviglie e alle sue follie

Ma il cavallo ci vede come predatori?


Ascoltando una diretta Facebook ho sentito un’affermazione che suonava circa così: “più rispettiamo la natura di animale predato del cavallo meno rispettiamo la nostra di predatori” … e così mi è scattata subito la domanda (che era più una protesta interiore) “ma il cavallo ci vede come predatori??”. comunicazione intersp img bt(nella foto una temeraria preda e un'improbabile predatrice giocano insieme con un bastone al plenilunio).
A me risulta che la specie umana sia nata come fruttivora/erbivora e che durante la sua evoluzione imparando a usare degli strumenti abbia cominciato a nutrirsi di animali, probabilmente prima di carcasse trovate e uova, poi di insetti, poi di altri animali cacciati appunto con rudimentali utensili, e che questo tipo di alimentazione abbia subìto una prima accelerazione con la scoperta del fuoco (tutt’oggi mangiare carne cruda richiede delle precise regole di igiene) e circa 10000 anni fa con l’inizio dell’allevamento.

Nb: che si siano trovate le prime tracce della cottura e poi dei primi allevamenti non vuol dire che tutti gli esseri umani sparsi ormai per tutto il globo abbiano cominciato contemporaneamente a cucinare e poi ad allevare (se quando Ford applicò il taylorismo alla produzione delle automobili nel primo ‘900 ci vollero decenni prima che queste diventassero un bene di massa, meno di 100 anni fa c’erano molti più cavalli in giro che automobili, immagino che per la diffusione dell’allevamento ci siano voluti centinaia di anni e per l’utilizzo del fuoco probabilmente migliaia). attacco vegano

(in foto pony indifeso subisce attacco predatrio da umana vegana).

A livello biologico e anato morfologico insomma non abbiamo molto del predatore, denti smussati, unghie dita fragili per non parlare del nostro apparato digerente. Di sicuro siamo onnivori, ma come spesso capita non è detto che ciò che introduciamo nel nostro corpo sia l’ideale per lui; questo non vuol dire che ne venga subito compromesso, basti pensare al fumo di sigaretta: a volte la resilienza del corpo ne annulla gli effetti, anche se per lo più a lungo termine porta a esiti nefasti. L’organizzazione mondiale della sanità ha definito la carne come potenzialmente cancerogena e quella lavorata come sicuramente cancerogena (soprattutto a carico proprio dell’apparato digerente)...insomma c’è qualcosa che non torna.

Leader o guida?


Nel mondo dei cavalli spesso si sente usare il termine di "leader" o "capo branco" per indicare lo stallone del branco o il maschio dominante... ma ha senso?
Per quello che ho studiato e potuto osservare direttamente non proprio.
Fra i cavalli uno dei ruoli che il maschio più forte assume è sicuramente quello di difesa del branco, ciò avviene nel momento in cui lui si dimostra appunto più forte in combattimenti (per lo più rituali) con altri maschi sfidanti, in questo modo agli occhi di questi stessi maschi e del branco intero si accredita come quello più capace di tenere testa a una minaccia (che può essere anche il comportamento di un elemento del branco: mi è successo di osservare come il maschio che aveva assunto quel ruolo qui abbia allontanato e tenuto a distanza per qualche giorno una femmina che aveva inutilmente aggredito un altro membro del gruppo, questo suo comportamento in natura sarebbe stato inutile e probabilmente pericoloso per tuttiPedro faccia papera creando un momento di confusione gratuita quando non è il caso per animali predati di abbassare i livelli di attenzione). Quindi nel momento in cui la minaccia si verifica coraggiosamente la affronta, ed è quello che anche gli altri membri del branco si aspettano da lui.

(in foto espressione impavida di cavallo con decisamente poche responsabilità)

Nel momento del pericolo è anche quello che tiene unito il branco nella fuga, di solito stando dietro e attuando l'herding (la serie di comportamenti utili a tenere uniti e spingere in una direzione gli elementi di un branco) attraverso lo snaking (un atteggiamento comunicativo inequivocabile) per essere categorico nella fermezza della comunicazione: in quel momento si deve fare così senza discutere perché ne va della sicurezza di tutti.
Questo però non vuol dire che durante tutto il resto del tempo gli altri debbano fare come fa comodo a lui, cioè che sia il leader o capo indiscusso in tutte le altre situazioni, perchè non può essere omni competente e la natura che guida i comportamenti di questi meravigliosi animali ha fatto sì che ognuno potesse "specializzarsi" secondo sua indole ed esperienza di vita ed essere utile a suo modo all'intero branco.

Ad esempio nel momento del pericolo e della fuga davanti al branco di solito c’è la femmina accreditata, di solito “anziana” che sceglie dove fuggire basandosi sulla sua conoscenza del territorio. Di solito appunto una delle femmine più anziane è quella che guida il branco negli spostamenti anche nel momento in cui c'è da recarsi in un pascolo più ricco o presso una fonte d'acqua per il semplice motivo che durante la sua lunga vita ha potuto frequentare diversi posti e si ricorda dove essi siano, nel momento in cui dopo una transumanza si arriva al luogo desiderato l'accreditamento da parte del branco nei suoi confronti si conferma e il suo ruolo si solidifica. Nel momento in cui comincerà a "perdere colpi" ci sarà un'altra femmina (di solito perchè semplicemente vivono più a lungo e basta guardare il comportamento dei giovani maschi per capirne il motivo!) che prenderà il suo posto e lei semplicemente si farà da parte, le sue competenze scivoleranno in altri ruoli più calzanti. In un momento di tranquillità, quando tutti sono con la testa bassa sull'erbetta a mangiare o ancor di più
distesi a dormire c'è sempre qualcuno che mantiene l'attenzione sull'ambiente intorno per dare se necessario segnali di allerta o vero e proprio allarme in caso di pericolo.
In tutti questi momenti, che ci sia da difendere, da andare alla ricerca di acqua e cibo, da dare l'allarme, da esplorare ecc. il soggetto accreditato e referente per quel ruolo sarà la "guida" di tutto il branco e vi sarà una cooperazione naturale e dinamica per sostenerlo.

competenze(In foto cavallo e umana si confrontano su chi abbia le competenze più sviluppate per guidare il mezzo)
Ma allora sono tutti leader/capo branco? Difendere fisicamente è più importante di mangiare e bere o di accorgersi di un pericolo per la sopravvivenza? Non credo proprio.
Esiste sempre una "guida in funzione di una situazione" e mai un leader/capo unico.
Ma allora perchè ci ostiniamo con sta storia del capo branco?!?!