Filosofia da paddock
Riflessioni per gente di cavalli e non...
La vita nel paddock come il sabato del villaggio, un blog per condividere riflessioni fatte stando in mezzo ai cavalli, guardandoli dalla sedia altalena con le porte finestre aperte e il vento che muove le tende nelle giornate primaverili, o chiusa dentro attraverso i vetri e la stufa che scricchiola nelle nebbie dell’inverno e nei gelidi mattini, ma soprattutto nel quotidiano pulire i paddock nella ormai nota “meditazione cacca zen”, dove la ritualità di un gesto e la natura della sostanza lascia la Mente libera di vagare nei pensieri della giornata e di ricollegarsi al mondo umano, alle sue meraviglie e alle sue follie
Ma il cavallo ci vede come predatori?
Nb: che si siano trovate le prime tracce della cottura e poi dei primi allevamenti non vuol dire che tutti gli esseri umani sparsi ormai per tutto il globo abbiano cominciato contemporaneamente a cucinare e poi ad allevare (se quando Ford applicò il taylorismo alla produzione delle automobili nel primo ‘900 ci vollero decenni prima che queste diventassero un bene di massa, meno di 100 anni fa c’erano molti più cavalli in giro che automobili, immagino che per la diffusione dell’allevamento ci siano voluti centinaia di anni e per l’utilizzo del fuoco probabilmente migliaia). (in foto pony indifeso subisce attacco predatrio da umana vegana). A livello biologico e anato morfologico insomma non abbiamo molto del predatore, denti smussati, unghie dita fragili per non parlare del nostro apparato digerente. Di sicuro siamo onnivori, ma come spesso capita non è detto che ciò che introduciamo nel nostro corpo sia l’ideale per lui; questo non vuol dire che ne venga subito compromesso, basti pensare al fumo di sigaretta: a volte la resilienza del corpo ne annulla gli effetti, anche se per lo più a lungo termine porta a esiti nefasti. L’organizzazione mondiale della sanità ha definito la carne come potenzialmente cancerogena e quella lavorata come sicuramente cancerogena (soprattutto a carico proprio dell’apparato digerente)...insomma c’è qualcosa che non torna. |
Leader o guida?
(in foto espressione impavida di cavallo con decisamente poche responsabilità) Nel momento del pericolo è anche quello che tiene unito il branco nella fuga, di solito stando dietro e attuando l'herding (la serie di comportamenti utili a tenere uniti e spingere in una direzione gli elementi di un branco) attraverso lo snaking (un atteggiamento comunicativo inequivocabile) per essere categorico nella fermezza della comunicazione: in quel momento si deve fare così senza discutere perché ne va della sicurezza di tutti. Ad esempio nel momento del pericolo e della fuga davanti al branco di solito c’è la femmina accreditata, di solito “anziana” che sceglie dove fuggire basandosi sulla sua conoscenza del territorio. Di solito appunto una delle femmine più anziane è quella che guida il branco negli spostamenti anche nel momento in cui c'è da recarsi in un pascolo più ricco o presso una fonte d'acqua per il semplice motivo che durante la sua lunga vita ha potuto frequentare diversi posti e si ricorda dove essi siano, nel momento in cui dopo una transumanza si arriva al luogo desiderato l'accreditamento da parte del branco nei suoi confronti si conferma e il suo ruolo si solidifica. Nel momento in cui comincerà a "perdere colpi" ci sarà un'altra femmina (di solito perchè semplicemente vivono più a lungo e basta guardare il comportamento dei giovani maschi per capirne il motivo!) che prenderà il suo posto e lei semplicemente si farà da parte, le sue competenze scivoleranno in altri ruoli più calzanti. In un momento di tranquillità, quando tutti sono con la testa bassa sull'erbetta a mangiare o ancor di più (In foto cavallo e umana si confrontano su chi abbia le competenze più sviluppate per guidare il mezzo) |